Chi la ama e chi la odia. Ecco come la fiera può essere utilizzata per categorizzare gli spezzini. Una veloce tipologia degli spezzini veri.
Un’altra fiera va in archivio, spalancando le porte alla bella stagione e portandosi dietro il consueto delirio di brigidini, porchetta, bancarelle, folla e croccante. Cosa ci lascia? Un po’ di stanchezza, qualche emozione, ma soprattutto la conferma che gli spezzini hanno un rapporto strano con la fiera di San Giuseppe.
Non tutti gli spezzini vivono i tre (o quattro giorni di San Giuseppe) allo stesso modo e i loro sentimenti e le loro reazioni a riguardo si possono classificare in una precisa tipologia. Ve la proponiamo.
1 – L’entusiasta
È il classico animale da fiera, quello che la adora perché gli ricorda le fiere che ha vissuto da bambino (dice così, anche se magari ha 16 anni). Entra tra i banchi il primo giorno appena può e ne esce all’ultimo minuto. Ogni anno, nella sera della notte bianca, convince gli amici con il classico: “Oh, mangiamo in fiera?”. Ogni anno scopre che alle 21/21.15 tutti i porchettari stanno chiudendo. Ogni anno, passato Natale da 2 minuti, inizia a dire: “Ormai c’è la fiera”. E poi chiede: “Quando la fanno? In che date? Tre giorni o quattro giorni?”. Se è di tre giorni, si lamenta. Se è di quattro, si lamenta, perché la vorrebbe di cinque. Acquisti? Poca roba, tranne il mangiare. All’entusiasta piace l’atmosfera della fiera. Per lui ogni anno c’è più gente dell’anno prima ed è pronto a giurare che vengano anche dall’Australia per prendere parte alla fiera più grande d’Italia.
2 – Il fanatico
Non va in fiera perché gli piace, va in fiera perché DEVE. Chi lo costringe? Non si sa. È assolutamente certo di essere il migliore a fare affari e che tutti gli altri che girano tra i banchi della fiera, in confronto a lui, sono dei belinoni che si fanno fregare. Inizia a girare tra i banchi alle 8.30 e fa almeno tre giri completi di tutta la fiera. Cataloga gli ambulanti: sa chi vende cosa, dove lo vende e a che prezzo e stila – sul momento – un elenco dettagliato dei cambiamenti rispetto alla fiera dell’anno prima. Se ha figli, non si fa fermare: si butta nella folla armato di passeggino o carrozzina e torna a casa con un collezione di menischi, tibie e peroni da far invidia a Pasquale Bruno, detto “O animale”. Non lo ferma nulla e rimane assolutamente concentrato sull’obiettivo: fare l’affare dell’anno.
Cosa compra? Un casino di roba. E se la dimentica due giorni dopo.